Il Cagliari ha paura e non osa per tutto il primo tempo, salvo che in due episodi.

Il Napoli impone il suo gioco fatto di fraseggi e penetrazioni avvolgenti per arrivare al tiro.

Di Gilberto Marras 

Il Cagliari ha paura e non osa, è lento nelle seconde palle, che sono sempre conquistate dal Napoli, che fa girare la palla con una velocità poco più che normale, ma senza commettere errori tecnici: tanto basta per portare 7 volte i suoi uomini al tiro solo nella prima mezzora.

Nelle 2 occasioni in cui il Cagliari ha osato giocare il pallone come può e sa fare ha messo in difficoltà la difesa del Napoli, il reparto senza dubbio più debole di una squadra certamente fortissima, ma che il Cagliari ha avuto il garbo di risvegliare da un periodo di difficiltà, come di consueto capita ai Rossoblù. 

La conclusione del ragionamento, evidentemente, è che il problema dei ragazzi di Di Francesco è di natura psicologica: hanno paura di giocare la palla – certamente anche per il grande pressing dei napoletani – e mancano di personalità, quella materia prima che lo stesso DiFra e tutto l’ambiente stanno invocando dall’inizio del campionato.

Nelle ultime giornate questa personalità ha preso concretamente il volto di Naingollan, atteso non a caso quasi come un messia, un vero salvatore della patria. 

Peraltro, tutta questa attesa può ridursi addirittura ad un problema ulteriore per la squadra; un problema proprio di mancanza di equilibrio psicologico.

Invece, è tempo o sarebbe tempo di cercare le energie nervose al proprio interno.

Sul piano tattico, si capisce il danno enorme che deriva per il Cagliari dalla assenza di Rog, uomo di equilibrio nella zona nevralgica del campo, che nelle ultime difficilissime partite dei Rossoblù aveva dimostrato di esser cresciuto tantissimo nel nuovo ruolo di centrocampista basso davanti alla difesa che gli aveva ritagliato Di Francesco.

Tornado all’andamento della partita, dopo aver regalato un intero tempo, a parte le 2 ripartenze di cui si è detto, nel secondo tempo il Cagliari è partito meglio. Nonostante la supremazia napoletana, trova il goal con il solito JP10.

Il senso storto di questa fase del campionato (che sta durando davvero troppo…) si materializza nel nuovo immediato vantaggio del Napoli. Sono passati appena 90 secondi dal pareggio e il Cagliari si trova di nuovo sotto: il colpo psicologico è fortissimo, complicato in modo definitivo dalla espulsione di Lycogiannis, lontano parente del calciatore di inizio campionato.

A dirla tutta, sarebbe stato meglio che la partita fosse finita in quel momento, perché gli altri 2 goal incassati dopo e il possesso palla praticamente quasi totale del Napoli finiscono di appesantire molto l’animo degli uomini di DiFra.

A Roma era mancato l’episodio favorevole per azzannare la Roma ferita dalla rimonta Cagliaritana. Col Napoli in casa è mancata la cattiveria che porta alla reazione. Si tratta di quella cattiveria che viene dai risultati, che si rafforza quando si osa e si riesce negli intenti.

È evidente che oggi c’è da ricostruire sul piano tattico, ma soprattutto su quello psicologico.

Il Cagliari ha una cifra tecnica da 9° o 10° posto in classifica; con un pizzico di fortuna (quella che aiuta gli audaci) forse anche qualche posizione più in alto.

Ma sul piano della costruzione concreta del gioco è molto indietro e sembra non esser cresciuto il progetto Cagliari, sembra essersi fermato il cantiere che sta alla base della costruzione di quel progetto.

Sarebbe un errore pazzesco mettere in discussione in tecnico: è l’unico che può condurre quel progetto pluriennale di cui si parla dall’inizio del campionato.

Ora si vedrà con il Benevento, altra squadra rodata e con una identità in forte crescita.

Forza Cagliari, comunque e sempre !