Una partita tiratissima, da 1X2. Un pareggio giusto.

di Gilberto Marras

Una partita tiratissima, sul piano tattico, tecnico, su quello fisico per la velocità e le accelerazioni da una parte e dall’altra. Una partita incerta sino all’ultimo.

Partita da 1X2, che poteva essere vinta da entrambe le squadre sino all’ultimo come dimostrano le occasioni nel recupero di Lasagna, chiuso da Carboni, e di Simeone che non è riuscito impattare a 3 metri dalla porta difesa da Musso.

L’Udinese ha attaccato da subito, scavalcando il centrocampo del Cagliari ed è riuscita a prendere le contromisure al gioco dei Rossoblù dopo i primi 15-20 minuti; un Cagliari lento dietro in fase di impostazione, ma con Nandez e Sottil pronti a mettere pressione sugli esterni alla difesa friulana. 

Dalla seconda metà del primo tempo l’Udinese ha spinto sulla fascia sinistra, dove Zappa ha dovuto fare più di qualche corsa precipitosa a ritroso per fermare gli esterni del 3-5-2 dell’Udinese, mentre serve tutta l’esperienza di Godin per fermare Deulofeu.

La difesa del Cagliari in ogni caso non ha peccato quasi mai, se non nell’occasione del pareggio friulano, quando Carboni si è lasciato scavalcare dal taglio a favore di Lasagna abile a scavalcare un quasi impeccabile Cragno.

Insomma una difesa che ha saputo rispondere ad una pressione costante del centrocampo e degli avanti avversari e, come nella partita contro il Parma, ha giocato meglio di quanto non abbia fatto il reparto offensivo rossoblù, assolutamente straordinario invece nelle prime 10 partite del campionato.

La cerniera tra Zappa e Nandez, come quella sulla sinistra tra Lycogiannis e Sottil, hanno funzionato più in fase di copertura che in avanti, ben bloccate nella costruzione dal centrocampo friulano, con il greco capace di ulteriori passi verso il ritorno ai livelli alti raggiunti prima dell’infortunio. 

Lyco, peraltro, ha segnato un altro goal straordinario con un sinistro fatato a scavalcare la barriera, secondo goal in campionato: quello sembrava l’episodio di cui aveva bisogno il Cagliari per sbloccare la partita e quasi riprendere con un po’ di fiducia in più a macinare gioco nella parte nevralgica del campo, con le geometrie di Marìn e le percussioni di Rog, decisamente meno del solito dato che il croato è stato destinato a contenere De Paul, il giocatore con maggior tecnica e personalità dell’Udinese.

Invece, la poca lucidità in generale degli uomini di Di Francesco e quindi il poco movimento creato dalle due punte, Pavoletti e poi Joao Pedro, non ha aiutato il Cagliari nel cercare di chiudere la partita, anzi col passare del tempo ed un De Paul in crescendo, l’Udinese ha ripreso campo e ha costretto il Cagliari troppo indietro. 

Il pareggio dell’Udinese nasce da un episodio e da una colossale dormita del centrocampo cagliaritano dove nessuno ha contrastato l’assist alla ripresa del gioco dopo l’interruzione arbitrale e la difesa ha peccato di ingenuità, come già scritto.

In generale, è mancato il pressing organizzato del reparto avanzato, che non è stato supportato in tal senso dal centrocampo, preoccupato dalla superiorità numerica dei friulani nel reparto nevralgico.

Un Pavoletti volenteroso, ma anche un po’ disordinato, non è stato supportato dai compagni e neanche da JP10 che fa fatica nell’intesa col compagno e in realtà appare poco mobile, incapace di galleggiare tra i reparti per costruire e rifinire per le ali e riversarsi poi in avanti, come era accaduto nelle prime partite di campionato. Joao Pedro è evidentemente stanco per il tour de force e infatti a 10 minuti dalla fine è stato sostituito, dopo aver sfiorato il goal in scivolata dopo una bellissima azione per precisione tecnica e velocità che ha coinvolto proprio Rog, Sottil, Lyco e JP10.

Vista l’incapacità di superare il centrocampo dell’Udinese con il gioco a terra ed un veloce giro palla, DiFra ha cambiato a mezz’ora dalla fine il modulo tattico, passando alla difesa a tre con Ceppitelli al posto di Pavoletti, avanzando JP10 e accentrando Sottil, poi sostituito da Simeone. Lyco sulla sinistra gioca più da ala sinistra, mentre Zappa continua a fare da polmone inesauribile sulla fascia per contenere Lasagna e supportare Nandez.

Negli ultimi 25 minuti il risultato è che il Cagliari si prende la partita con un forcing importante, ma l’Udinese dimostra di essere squadra tosta, che gioca a memoria, con un’ottima tecnica e fisicamente molto forte. Certo, se Simeone avesse impattato il pallone davanti a Musso negli ultimi minuti del match, staremo commentando una partita diversa, ma questo è il calcio.

Il cantiere rossoblù sta recuperando protagonisti: buono il rientro di Godìn, buono il recupero ulteriore di Nandez, è sulla via del recupero Simeone, risparmiato in vista della gara di Roma. Rog, che è uscito stanchissimo dopo una partita più di contenimento su De Paul, non ha avuto al suo fianco un Marìn che era apparso in crescita, ma che non si è ripetuto: sull’episodio del pareggio dei friulani non chiude e passeggia mentre rientra anziché contrastare la ripresa del gioco.

In conclusione, forse al Cagliari è mancata un po’ di personalità per far sua la partita, perché davanti ad avversari tosti come l’Udinese o il Verona o il Parma (tutte avversarie dirette per il centro classifica e chissà…) non si può giocare con la paura di sbagliare il passaggio. Serve, invece, che si abbia il coraggio di un anticipo, di una finta per saltare l’uomo. Tutto questo, soprattutto in un campionato dove il Covid rivoluziona le formazioni a tre ore dall’avvio della gara, dove le rose devono essere più ampie del normale e dove si giocherà a distanza di tre giorni in almeno 3 mesi su 9 di durata complessiva.

Forse, adesso, il pensiero del manager DiFra e del Presidente Giulini è che al Cagliari manchi un Ninja.